BASILICA CATTEDRALE

Cattedrale - facciata

Le origini della chiesa sono forse anteriori al X secolo, ma l'attuale costruzione, dedicata all'Assunta risale al 1140.
L'edificio venne ricostruito in seguito all'incendio che nel 1128 distrusse l'antica cattedrale. Artefice di tale ricostruzione fu Magister Rainerus come ricorda un'antica epigrafe conservata all'interno della chiesa.
Dopo il restauro di inizio novecento il prospetto è stato riportato al suo aspetto orginiario e oggi presenta una bella facciata romanica abbellita da un portale decorato con colonnine marmoree.
L'interno, diviso in tre navate, ha subito parziali modifiche, come la sostituzione delle absidi laterali al presbiterio con cappelline, la chiusura dell'antica cripta e l'aggiunta delle cappelle nelle navate lateriali.

Cappella Nolfi Il pulpito è stato composto nel 1941 assemblando altorilievi e fregi appartenuti all'antica chiesa (Adorazione dei Magi, Annunciazione e Visitazione, Fuga in Egitto, Sogno di San Giuseppe).
Di grande interesse è la terza cappella a destra detta Cappella Nolfi di proprietà dei fratelli fanesi Guido e Cesare Nolfi, che la abbellirono con una ricca decorazione barocca all'inizio del Seicento.
Presero parte alla progettazione e decorazione della cappella l'architetto Girolamo Rainaldi, lo stuccatore Pietro Solari e il pittore Domenico Zampieri (il Domenichino). Quest'ultimo affrescò la volta e le pareti nel 1618-19 con sedici episodi della Vita della Vergine mentre il pittore anconetano Andrea Lilli eseguì la pala d'altare raffigurante Il Paradiso e l'Assunta. I busti dei due fratelli sono inseriti nelle pareti laterali.
Altra opera di notevole interesse all'interno della chiesa è la pala con la Vergine in Gloria e i Santi vescovi Orso e Eusebio di Ludovico Carracci, posizionata nella cappella abisdale destra. L'opera è affiancata da due tele raffiguranti S. Antonio Abate e S. Francesco del fanese Bartolomeo Giangolini, allievo del Carracci.
L'altare maggiore conserva le spoglie di S. Fortunato, vescovo e comprotettore della città ed è sovrastato dalla tela con l'Assunta opera del fanese Sebastiano Ceccarini, a sostituzione dell'antica pala donata da Pandolfo III Malatesti nel 1427 e forse andata distrutta nel corso di un incendio che interessò l'edificio nel 1749.


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