ROCCA MALATESTIANA

Le donne, i cavalieri, l'arme, gli amori/ le cortesie, le audaci imprese...

Con queste parole prese in prestito dall'Orlando Furioso ci apprestiamo a visitare la maestosa Rocca di Gradara.

LA STORIA

Sigismondo Pandolfo Malatesta La Rocca è uno degli esempi meglio conservati di fortificazione medievale d'Italia. Nata come fortezza militare su una terra di confine a partire dal XII secolo, viene trasformata in maestosa residenza nobiliare dalle potenti famiglie che si susseguirono nella dominazione del territorio: i Malatesta, gli Sforza e i Della Rovere.
Gradara è lo scenario dove si è svolta la maggior parte della saga malatestiana. Fu Malatesta da Verucchio (Mastin Vecchio), patriarca della dinastia, capo del partito guelfo in Romagna, ad ottenere il possesso di Gradara dalla Chiesa nel 1283. Nel 1299 il figlio del Mastin Vecchio, Gianciotto (perché zoppo), più volte podestà di Pesaro e marito di Francesca da Polenta, ottenne il feudo perpetuo su Gradara. Ma né lui né il fratello Paolo riuscirono a succedere al padre a causa di una morte precoce e il castello passò al figlio minore del Mastin Vecchio, Pandolfo I, che termina la costruzione della rocca e inizia la recinzione muraria del castello e del borgo. Una svolta decisiva per il castello si ebbe con la cessione a Sigismondo Pandolfo Malatesti, signore di Rimini, che potenziò la rocca per poter conquistare Pesaro e congiungersi con Fano, già in suo potere.
Sigismondo vi ospitò illustri personaggi fra i quali Francesco Sforza che qualche anno più tardi assediò la rocca senza successo. Nel 1463 Sigismondo abbandonò Gradara costretto dall'esercito pontificio e da Federico da Montefeltro. Dei tre sforza che ebbero la signoria di Pesaro dal 1445 al 1512 (Alessandro, Costanzo e Giovanni), fu Giovanni che dedicò alla rocca maggiori attenzioni e vi soggiornò più a lungo. Portò la prima moglie Maddalena Gonzaga che qui morì di parto nel 1491. Portò la seconda moglie, Lucrezia Borgia, celebre figlia di papa Alessandro VI, fino all'annullamento del matrimonio. Portò la terza moglie, Ginevra Tiepolo, che a Gradara preferì Pesaro. Per tre anni a Gradara dominò Cesare Borgia, Il Valentino, ma alla morte del papa, lo Sforza riprese le redini del comando e tornando con la moglie Ginevra Tipolo, che era in dolce attese, fece affrescare la sala dei Putti in onore dell'erede che nacque proprio qui ma che morì prematuramente. Poco dopo morì anche Giovanni e il papa Giulio II Della Rovere assegnò la signoria di Pesaro e Gradara al nipote Francesco Maria I Della Rovere, che già dal 1508 era in possesso di Urbino. Così i territori di Pesaro, Urbino, Senigallia e Gubbio si univano per la prima volta in un'unica signoria, il ducato di Urbino, che durerà fino al 1631, anno della devoluzione alla Chiesa.

Ingresso Rocca di Gradara Il percorso all'interno del complesso si snoda attraverso una serie di ambienti suggestivi a partire dal Cortile d'Onore, all'interno del quale si affaccia il mastio o torre maestra che ospita la Sala delle Torture, per poi proseguire negli appartamenti del piano nobile con le seguenti sale: Salone di Sigismondo e Isotta, Sala della Passione, Camerino di Lucrezia Borgia, Camera del Cardinale, Sala dei Putti, Sala del Consiglio, Camera di Francesca, Cappella gentilizia, Sala del Corpo di Guardia.
Alla visita degli ambienti militari e residenziali della rocca si affianca la memoria delle vicende dei tanti personaggi storici che vissero tra le sue mura: Giovanni Sforza e l'"avvelenatrice" Lucrezia Borgia, Sigismondo Malatesta e la sua amata Isotta. Ma la fama e la fortuna della Rocca sono soprattutto legate alla leggendaria e tragica storia d'amore tra Paolo e Francesca, gli sfortunati amanti cantati da Dante nel V Canto dell'Inferno, che all'interno delle sue mura consumarono la loro passione e trovarono la morte.





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