PALAZZO DUCALE PESARO

LA STORIA

Palazzo Ducale di Pesaro Situato sull'area dell'antico forum presso l'incrocio cardo-decumanico dell'antica Pisaurum romana, il palazzo sarà oggetto di diverse fasi edificatorie di epoca malatestiana, sforzesca, roveresca dal 1285 al 1625. Già i Malatesta, dal XIII secolo, avevano proprietà con botteghe collegate da passaggi aerei e comprese fra la platea magna (piazza del Popolo), il corso XI settembre, via Barignani e S.Agata, che divennero poi loro residenza stabile. Nel 1326 la costruzione verrà iniziata con Malatesta detto il Guastafamiglia, a pochi passi dal Palazzo della Comunità. Di tale nucleo originario non resta più nulla, si trattava probabilmente di una casa-torre, tipo di abitazione molto diffusa nel periodo.
Negli anni successivi l'edificio fu ampliato e nel '400 Malatesta dei Sonetti chiamò a decorare alcune stanze del palazzo il pittore fiorentino Mariotto di Nardo, al cui seguito è Lorenzo Ghiberti. Tali affreschi sono andati completamente perduti nel '500 con i nuovi restauri sforzeschi. Nel 1445 la Signoria fu venduta agli Sforza che vollero abbellire la città e ampliare il palazzo per adeguarlo alle esigenze di una moderna corte rinascimentale. Il palazzo preesistente viene sviluppato verso la piazza con l'aggiunta di un porticato, che è tuttora la parte della costruzione sforzesca meglio conservata. Il progetto prevedeva la fabbricazione di quattro corpi disposti attorno a un cortile quadrangolare. Le finestre del salone sopra il porticato erano sormontate da festoni al cui centro campeggiavano le insegne sforzesche.
Nel 1514, due anni dopo la fine della dinastia sforzesca, la Corte fu devastata da un incendio. Francesco Maria I Della Rovere, nuovo signore di Pesaro dal 1512, dovette subito ricostruire il palazzo affidando i lavori a Girolamo Genga. Nel corso del dominio roveresco il palazzo fu abbellito e ampliato. Dopo la devoluzione del ducato alla Chiesa nel 1631 il palazzo è divenuto abitazione dei cardinali legati causando la decadenza di gran parte degli appartamenti.
Dopo la proclamazione del Regno d'Italia il palazzo è diventato sede degli uffici della prefettura. Dal 1920 al 1936 ospitò i Musei Civici prima della loro sistemazione definitiva in palazzo Toschi Mosca.

L'INTERNO

Volta Palazzo Ducale Pesaro Il percorso all'interno del palazzo si snoda attrverso alcuni ambienti oggi occupati dagli uffici della prefettura. Dal bel Cortile d'Onore si accede al primo piano dove un ampio salone fungeva da anticamera agli appartamenti ducali. L'ambiente è abbellito da un maestoso camino cinquecentesco opera di Bartolomeo Genga sormontato da un fregio in stucco dello scultore urbinate Federico Brandani contenente una formella raffigurante "La corsa delle bighe".
Nelle prime due stanze dell'Appartamento della Duchessa prevalgono decorazioni ispirate ai simboli rovereschi (foglie e rami di quercia intrecciati e le iniziali G.V. Dux: Guidubaldo Duca), con due bei camini anch'essi opera del Brandani.
L'ambiente adiacente alla camera da letto della Duchessa è noto come "Bagno di Lucrezia Borgia", forse confuso con il nome di Lucrezia d'Este moglie del Duca Francesco Maria II della Rovere; il piccolo vano era stato completamente affrescato con finissime grottesche e figurine tratte dalla mitologia greca mentre il soffitto è impreziosito da tre scene in stucco inserite in cornici dorate (nascita di Venere, Baccanti che danzano e si flagellano). Nelle stanze dell'Appartamento del Duca restano le bellissime volte dei soffitti decorate a stucco e a grottesche, arricchite dai segni zodiacali, dagli animali mitici e araldici, dalle piante che fanno da sfondo ai molteplici riferimenti a Vittoria Farnese, moglie di Guidubaldo II, identificata in Venere, la dea nata dal mare. Per questo il mare, e la conchiglia in particolare, sono motivo ornamentale costante, assieme alle altre creature marine, che ricorrono ripetutamente sia negli stucchi che nella forma a valva di conchiglia delle volte delle tre stanze che compongono l'appartamento privato del Duca. Oltre al tema ricorrente dell'amore, molteplici sono anche in queste stanze i riferimenti all'altro tema caro alla filosofia neoplatonica degli artisti del rinascimento, in contrasto con il primo: la guerra.
Il Salone Metaurense, dall'ampiezza di circa 600 mq., è uno degli ambienti del Palazzo risalenti all'epoca sforzesca. Successivamente, il soffitto venne modificato prima dal Duca Guidubaldo II e poi dal figlio Francesco Maria II. Il soffitto ligneo a cassettoni accoglie le imprese dei della Rovere. Ogni impresa contiene precise allusioni, richiamate da un motto, a vicende di storia familiare idealmente unite a quelle dei Montefeltro: Ermellino, quercia "Tuta tueor", palma "Inclinata resurgit", i Templi della Virtù e dell'Onore, l'ara col vento che soffia e la quercia feretria. Queste sei imprese vengono ripetute, disposte in diagonale, per tutti gli 84 cassettoni ottagonali.
Dall'Appartamento del Duca è poi possibile accedere al piano terra al Giardino Segreto e al Cortile della Caccia.





torna all'inizio